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domenica 20 novembre 2011

Il Daily Mail formula una nuova teoria sul crollo del WTC-7

di Paul Joseph Watson, Infowars.com -traduzione di Decalagon-
(fonte) 

Fonti ufficiali affermano che dei piccoli 
e isolati incendi come questo, abbiano
distrutto il mastodontico grattacielo
(il WTC-7) in soli pochi secondi e 
sulla propria pianta.
Probabilmente in uno dei più ridicoli pezzi sull'11 settembre mai pubblicati, il quotidiano Daily Mail Inglese, sicuramente non noto per il suo impegno e per la precisione utilizzata nel riportare le notizie, presenta dei filmati vecchi come se fossero nuovi solo per tentare di rendere credibile la ridicola affermazione che il WTC-7 sia crollato a causa dei danni "esterni" come conseguenza degli incendi.
L'articolo del Mail afferma che il video è stato recentemente rilasciato attraverso una richiesta FOIA e presenta nuove immagini, le stesse praticamente identiche disponibili da anni, così come le fotografie ad alta risoluzione che raffigurano la stessa scena: il World Trade Center 7 che non è stato colpito da nessun aereo, poco prima del crollo nel tardo pomeriggio del 9/11.
 
L'articolo, scritto da Meghan Keneally, sostiene che il filmato "inedito" uccide le teorie della cospirazione riguardo il crollo del WTC-7, in quanto viene mostrato che l'edificio è consumato dal fuoco.  Secondo Keneally il videoclip dimostra che "l'edificio 7 è stato portato giù dal calore intenso del World Trade Center in fiamme." Presumibilmente lei sta parlando delle Torri Gemelle del World Trade Center, che erano già crollate otto ore prima del WTC-7
In realtà il filmato non mostra nulla che già non si sapesse - in particolare che l'edificio non è stato "consumato dal fuoco", come è successo nel caso di numerosi altri edifici moderni che non sono crollati nonostante fossero stati devastati dalle fiamme su ogni piano. Il video serve solo a confermare il fatto che gli incendi nel WTC-7 erano relativamente contenuti e nulla aveva "consumato" l'edificio. Gli incendi non sono stati neanche lontanamente abbastanza forti da minacciare l'integrità strutturale di un edificio di 47 piani. 

Tuttavia questo non è l'aspetto più ridicolo del pezzo pubblicato sul Mail. Keneally afferma curiosamente che il filmato dimostra come "la parte esterna dell'edificio non poteva più resistere alle alte temperature", e come il "carico di punta" di queste "travi metalliche esterne", "ha portato i piani a cadere uno sull'altro, provocando il crollo dell'edificio".
Sì, avete letto bene: Keneally sostiene che l'integrità strutturale di edifici moderni - la parte che impedisce loro di collassare - poggia sulle "travi metalliche esterne".

Anche l'inchiesta ufficiale del NIST sui crolli, che è stata contestata da migliaia di professionisti facenti parte dell'organizzazione Architetti e Ingegneri per la verità sull'11 settembre, non è stata sufficientemente (stupida) da suggerire che un danno "esterno" possa causare un crollo di un edificio sulla sua stessa pianta. Il rapporto ufficiale, che Keneally non ha ovviamente nemmeno controllato, afferma che gli incendi hanno indebolito le colonne del core interno dell'edificio, non le "travi di metallo esterne". Se si sapesse che un edificio viene sostenuto dalle travi "esterne" nessuno avrebbe il coraggio di entrarci. Anzi, in primo luogo non sarebbe nemmeno mai stata approvata la sua costruzione. Inoltre secondo Keneally il filmato mostra "come ci sia legittimità nella spiegazione fornita dal governo attraverso la Commissione 9/11", ed è un'affermazione alquanto strana da fare considerando il fatto che la Commissione non ha mai nemmeno accennato il crollo dell'edificio sette nel suo rapporto.

Nell'accusare i "teorici del complotto" di inventarsi "affermazioni folli" a sostegno delle loro argomentazioni, Keneally si è immaginata la più folle di tutte - cioè che l'integrità strutturale di un edificio moderno poggi sulle sue colonne esterne e sui suoi serramenti.

Ci si domanda perciò come abbia fatto una storia così maldestra e inadeguata, che sembra essere stata scritta da un bambino per un saggio scolastico, ad essere passata alla redazione e poi sulle pagine di un importante quotidiano nazionale. 

Come abbiamo documentato, il WTC-7 era un edificio strutturalmente rinforzato, che era stato progettato per non crollare anche nel caso fossero stati rimossi diversi piani. Nel suo rapporto finale sul crollo dell'edificio 7, il NIST ha affermato che mai prima d'ora si era osservato un "nuovo fenomeno" di "espansione termica" capace di causare la distruzione del palazzo, una conclusione completamente ridicola in un rapporto che ignora semplicemente le testimonianze oculari e le prove concrete che puntano alla demolizione intenzionale della struttura. 

Ci sono quasi 100 esempi di incendi molto più devastanti, di maggior durata  
e molto pià ampi all'interno di grattacieli in acciaio, e nessuno di questi è crollato

Il NIST ha toppato completamente nell'affrontare la causa primaria del crollo del palazzo, incluso il motivo per cui gli organi di informazione come la BBC e la CNN abbiano riferito che l'edificio era crollato un'ora prima che ciò avvenisse, così come i vigili del fuoco presenti sul posto che si sentono mentre dicono: "Tieni occhio quell'edificio, fra poco viene giù". 
Se il crollo del WTC-7 è il risultato di un "nuovo fenomeno" e un "evento straordinario" che non era mai accaduto prima nella storia dei crolli degli edifici, allora perché i networks televisivi e lavoratori di Ground Zero sapevano ciò che stava per accadere con un'ora o più di anticipo? Il NIST sostiene che il crollo dell'edificio 7 è "il primo esempio conosciuto di un grattacielo che crolla a causa del fuoco". 
Ci viene chiesto in realtà di credere all'impossibile - che il WTC-7 fosse l'unico edificio della storia ad aver sfidato tutti i precedenti e ad aver subito un crollo totale e quasi istantaneo causato dal fuoco, nonostante questa sia una cosa impossibile se si accettano le leggi fondamentali della fisica più accurata.

L'appendice C del rapporto FEMA 
equivale a un indizio di demolizione 
con cariche incendiari
La questione del metallo fuso che è stato scoperto sotto le due torri gemelle e il WTC-7, suggerendo l'utilizzo di un composto incendiario che brucia ad altissime temperature nell'eventuale processo di demolizione, è stata completamente ignorata nella relazione del NIST, nonostante sia riconosciuto nell'appendice C del FEMA’s World Trade Center Building Performance Study, il quale ha dichiarato: 
"L'evidenza di una grave corrosione dell'acciaio ad alta temperatura, tra cui l'ossidazione e solfitazione con successiva fusione intergranulare, era facilmente visibile in prossimità della superficie della microstruttura. Una miscela liquida eutettica contenente principalmente ferro, ossigeno e zolfo si è formata durante la corrosione dell'acciaio [...] La corrosione grave e conseguente erosione dei campioni 1 e 2 sono un evento molto raro. Non è stata identificata nessuna spiegazione chiara circa la provenienza dello zolfo".

Discutendo durante una conferenza stampa che venne organizzata per contrastare le dichiarazioni del NIST, Richard Gage, fondatore di Architets and Engineer for 9/11 Truth e membro dell'American Institute of Architects, si è dissociato dalla ricostruzione ufficiale di questo ente governativo. "Tonnellate di [metallo fuso] vennero rinvenute 21 giorni dopo l'attacco", ha detto Gage in un'intervista a Vancouver, in una stazione televisiva canadese "L'acciaio inizia a sciogliersi solo a 2.700 gradi (Fahrenheit = 1400° C), che è molto più calore di quello che questi incendi avrebbero potuto generare". 

Il succo della spiegazione del NIST, cioè che un "evento straordinario" chiamato "espansione termica" era stato la causa del il crollo improvviso e totale dell'edificio, il quale è naturalmente la facciata di una truffa se si osserva il numero considerevole di edifici che hanno subito devastanti incendi attraverso la maggior parte dei loro piani e sono rimasti in piedi, mentre il WTC-7 ha subito danni limitati e un incendio in meno di un quarto della sua superficie totale. Il NIST sostiene inoltre che l'edificio è sceso solamente al 40% della velocità di caduta libera, come se questo non fosse di per sé sospetto.

Ricordate che questo colosso di 47 piani è crollato in soli 7 secondi circa, completamente sulla propria pianta e attraverso il percorso di maggior resistenza.

mercoledì 16 novembre 2011

Thermite: i suoi precedenti storici e la disinformazione

di Decalagon

Jim Meigs, sulla destra.
Qualche giorno fa, sul sito di Architets and Engineer for 9/11 Truth, è uscito un articolo molto interessante che ha discusso alcuni precedenti storici riguardanti l'applicazione della thermite commerciale nelle demolizioni, e di come James Meigs, editor-in-chief di Popular Mechanics (una rivista tecnica che si è confermata ormai da anni come appassionata sostenitrice della Versione Ufficiale), abbia deliberatamente ignorato questo fatto arrivando a contraddirsi platealmente nel tentativo di mettere a tacere chiunque contesti la ricostruzione ufficiale dei tre crolli dell'undici settembre (già in passato Popular Mechanics venne colta nel presentare false prove per sostenere la propria teoria, come venne mostrato qui tempo fa).  L'articolo di AE911 dice infattiuna recente revisione degli archivi della popolare rivista ha rivelato che per abbattere strutture in acciaio, oltre 75 anni fa, è stata usata della semplice thermite (ossido di ferro più alluminio) associata agli esplosivi convenzionali. Tuttavia quando Niels Harrit e altri scienziati trovarono tracce di un composto energetico classificato come nano-thermite o super-thermite in seguito ad un'approfondita analisi delle polveri del WTC, Meigs affermò:

"In alcune applicazioni [la thermite] può attualmente bruciare attraverso il metallo" ma si è poi dissociato dalla scoperta dei residui thermitici all'interno nella polvere del WTC, dicendo "la sola idea che si possa abbattere un edificio con la thermite... ogni esperto di esplosivi con cui abbiamo parlato ride al solo pensiero".
(LINK)

Chiunque siano questi esperti non si capisce perché debbano ridere, visto che l'utilizzo di questo composto nelle demolizioni è tutt'altro che fantascientifico.

Tratto dall'articolo di AE911: La stessa rivista Popular Mechanics pubblicò un articolo dove discuteva della demolizione delle SkyRide Towers, un'attrazione costruita per l'Esposizione Mondiale di Chicago del 1933. Si trattava di due torri d'acciaio alte 628 piedi (224 metri circa), collegate da un sistema di sospensione aerea che portava i visitatori da una torre all'altra. A quel tempo, la sua altezza impressionante la rendeva la struttura più alta di Chicago. Due anni dopo la sua costruzione, l'attrazione venne chiusa e preparata per la demolizione. Il numero di ottobre del 1935 di Popular Mechanics ha riferito che, mentre le squadre di demolizione usarono la dinamite per abbattere la torre occidentale, venne deciso di abbattere la Torre Est con un composto termitico, che è stato utilizzato per fondere due delle gambe in acciaio. Infatti si può leggere:

"Enormi "calosce" sotto forma di cupole in acciaio e rivestite con mattone refrattario sono state costruite intorno a due delle gambe della torre e poi riempite con 1,500 libbre di termite, una miscela di ossido di alluminio e ferro. Quando venne attivata dall'elettricità, la termite generò una temperatura di oltre 5,000 gradi intorno alle gambe, sciogliendo dieci metri di sezione quasi istantaneamente, causando l'inclinazione della torre e poi il crollo."
(LINK)

Tratto dal settimanale Ottawa Citizen, Nov 20, 1954
Una ricerca attraverso gli archivi  nazionali ha portato un altro famoso caso di demolizione assistita con la thermite, che contraddice in maniera palese le affermazioni di Meigs. La struttura in acciaio del tetto del Reichstag tedesco che sopravvisse al rogo del 1933 e al bombardamento alleato durante la seconda guerra mondiale, fu abbattuto da cariche di termite nel 1954.   
È importante notare però che le Torri Skyride e la cupola del Reichstag non erano grattacieli come le Torri Gemelle e il WTC-7, e il tipo di thermite usato ha richiesto ingenti quantità di materiale. Tuttavia la loro distruzione ha chiaramente stabilito la possibilità dell'uso di questo composto nelle demolizioni in strutture in acciaio. Inoltre l'analisi della polvere del WTC mostra altre forme più sofisticate di thermite, che sono state sviluppate nel corso dei decenni. La ricerca condotta dal Dr. Niels Harrit, insieme a un team internazionale di scienziati, ha rivelato che i materiali usati in questo composto sono in scala microscopica, con particelle di dimensioni di pochi nanometri. Tale composto viene più precisamente denominato nano-termite (o super-thermite), che ha una temperatura di accensione più bassa e una reazione più energica.

Comunque non solo Popular Mecanichs tentò di screditare il lavoro di Harrit et al. offrendo al pubblico questo genere di disinformazione, sia sulla thermite commerciale sia sulla nano-thermite. Anche il National Geographic Channel girò un documentario (intitolato Science and Cospiracy) cercando di dimostrare che questi composti non hanno la capacità di tagliare l'acciaio. Affermazione non solo smentita dagli stessi esempi soprastanti, ma anche da un ingegnere civile americano, Jonathan H. Cole, il quale ha svolto una serie di altri esperimenti con la thermate, disponibili qui
Anche in Italia abbiamo avuto qualche caso, come si può notare per esempio in questo articolo del blog di Undicisettembre.info dove, a parte la domanda iniziale posta dall'autore con tono ironico e chiaramente provocatorio, si può leggere il seguente commento in risposta ad un altro utente:

Paolo Attivissimo: "
[...] Citami appunto un caso in cui la termite sia stata usata per una demolizione di un edificio. ... mai, vero? Però i complottisti dicono che si può. Se si può, come mai non è stato fatto a Ground Zero, né mai in nessun altro momento né prima né dopo l'11/9?"

Anche qui si sostengono più o meno le stesse cose, dove gli autori riprendono l'esperimento e le conclusioni degli esperti del National Geographic Channel per poter affermare che la thermite non può tagliare una colonna in acciaio, e che per questo motivo i ricercatori indipendenti firmatari dello studio sulle polveri del WTC, insieme a Niels Harrit, sono solo dei "ciarlatani che saccheggiano le paure e le sofferenze altrui" (frase usata spessissimo, anche con altre forme, per chi viene da loro accusato di complottismo). Infine sono presenti anche delle interviste, alcune delle quali pubblicate sempre sul blog di Attivissimo, fatte a Danilo Coppe, un esperto in demolizioni ed esplosivi che si è più volte espresso sull'argomento, e da cui sono nati due articoli ed un video di critica alle sue inesatte dichiarazioni riguardanti i crolli dei tre palazzi e sulla nano-thermite (vedi qui e qui).

Purtroppo, ancora oggi, nonostante tutto il materiale a disposizione, le discussioni e i dibattiti svolti, si continuano a sostenere falsità su questo argomento, conditi da attacchi personali contro chi ha redatto queste ricerche o alzato dei semplici dubbi sulla Versione Ufficiale. Ma forse non bisogna prendersela per questo, perché chi una volta ha detto "mai attribuire alla malizia ciò che si spiega adeguatamente con l'incompetenza" non è poi andato tanto lontano dalla verità. Bisogna semplicemente armarsi di tanta pazienza e andare avanti.

lunedì 12 settembre 2011

L'uomo di Mineta - Chi era costui?

di Massimo Mazzucco (fonte)

Quello che segue è il capitolo del nuovo film sul 9/11 dedicato al caso Mineta. Il montaggio è ancora grezzo, mancano molte immagini, ed è tutto da rifinire. Ma ho pensato che non potevo lasciarvi “a bocca asciutta”, proprio nel week-end del decennale, e quindi ve lo presento così com’è.




Siete pregati di NON RICARICARE il video su altri account, perchè andrà poi sostituito dalla versione definitiva.

martedì 31 maggio 2011

Danilo Coppe: un ufficialista sempre meno convincente

di Decalagon (VEDI ANCHE: Danilo Coppe: un ufficialista poco convincente)
Articolo aggiornato dopo la pubblicazione iniziale

Proprio questa mattina, sul blog di Paolo Attivissimo, è stato pubblicato un articolo di risposta al mio video "Danilo Coppe: un ufficialista poco convincente", nel quale viene mostrata anche la replica del diretto interessato. Come si può leggere dalla premessa, Attivissimo insiste nell'affermare che se non si hanno competenze specifiche non ci si può permettere di contraddire un esperto del calibro di Coppe, nonostante si sia discusso solo di particolari che esulano completamente da quello che è il suo lavoro vero e proprio. Inoltre non si capisce perché solo Attivissimo debba avere il diritto di contestare gli esperti (vedi, ad esempio, qui), arrivando perfino a callunniarli, in certi casi, come ha fatto con i 1500 architetti e ingegneri del gruppo di Richard Gage, definendoli dei poveri "costruttori di palestre". Oltre a questo è arrivata immancabilmente la solita accusa dei DVD e dei libri, come se chi fa ricerca sull'11 settembre prendesse in giro la gente con la scusa del "lucro". Lasciando perdere queste inutili provocazioni da due soldi, passiamo alla parte più interessante, ovvero la risposta che viene data alle "costellazioni di sciocchezze" che, secondo Attivissimo, avrei detto sia nel filmato che nell'articolo:

Attivissimo: È inutile lanciarsi nello smontare pezzo per pezzo le manipolazioni di 911SkyScraper e di Mazzucco

Quindi non vuole ancora spiegare come, dove e perché, le mie critiche sarebbero delle sciocchezze, ribadendo che sarebbe inutile lanciarsi in questa impresa. Ma allora per quale motivo ha deciso di perdere tempo nel dedicarmi un intero articolo dove mi descrive come un bugiardo e un manipolatore, se poi alla fine "è inutile spiegare quali sono le sciocchezze e le manipolazioni"? Non si capisce. 
Passiamo ora alla replica di Coppe, che è ben più importante di quello che afferma Attivissimo.

Coppe: Gran parte delle ricerche fatte da chi ha indagato, magari in buona fede come Mazzucco, si basano su considerazioni a senso unico fatte da chi non accetta la spiegazione fornita magari frettolosamente, magari in modo poco rigoroso, dall'Autorità Americana.

Capito? Chi non accetta delle spiegazioni fornite magari frettolosamente e magari in modo poco rigoroso dall'autorità americana, è solo un complottista che esula da qualsiasi considerazione logica e scientifica. Andando quindi per logica, secondo Coppe, bisognerebbe che tutti accettassero i chiarimenti poco rigorosi e frettolosi, dietro i quali non vi è nessun esperimento scientifico reale, a parte delle animazioni computerizzate che probabilmente nessuno sarà mai autorizzato ad esaminare.

Coppe: Il giorno che i sostenitori del "complotto" vorranno, accetterò volentieri un incarico ufficiale, pagato, per redigere uno studio ufficiale sull'evento, supportato da tutte le dinamiche scientifiche del caso. Allo stato attuale, i miei detrattori dovranno accontentarsi delle mie dichiarazioni, fornite a caldo, quando vengo intervistato sull'argomento.

Peccato però che Coppe abbia sprecato ben due occasioni, durante le quali si è fatto intervistare gratuitamente, dove ha deciso di non spiegare assolutamente nulla della dinamica dei crolli o del perché, anche secondo lui, il crollo delle Twin Towers e dell'edificio sette è assimilabile a quello di una demolizione controllata. Questa volta, ad esempio, aveva la possibilità di indicare dove, come e perché le mie critiche alla sua intervista erano delle sciocchezze, ma ha deciso di non farlo.

Coppe: Solo unendo tutte le mie risposte alle varie interviste, che per forma mentis cerco sempre di rendere sintetiche, si riesce ad avere un quadro di massima del mio pensiero. Così se una volta ho detto che il WTC7 è caduto per danni ed incendio e una volta mi sono limitato a parlare solo di danni, si ridurrà la gravità di qualche mia omissione.

In realtà secondo il NIST NCSTAR 1A il WTC7 è crollato solamente a causa degli incendi, quindi non si capisce a che cosa serva menzionare anche i danni, o spiegare perché questi ultimi abbiano giocato un ruolo significativo nel crollo dell'edificio.

Coppe: Qualcuno dovrebbe poi spiegare ai complottisti che non c'è una documentazione scientifica che abbia censito quanti pilastri sono stati lesionati nell'impatto degli aerei e quanti siano stati preservati.

A parte ovviamente il NIST NCSTAR 1-2, il quale ha provato a fornire questa spiegazione nel suo rapporto, come si può leggere da pagina 79 del PDF.

Immagine tratta dal NIST NCSTAR 1-2

Coppe: Come ho tentato di far capire più volte, le strutture reticolari si fanno carico di una o cento lesioni ma non per sempre. Se si aggiunge un calore di circa 600 gradi, l'acciaio tende comunque a snervarsi e di conseguenza basterebbe quasi solo quello per determinare un crollo.

Secondo i test metallografici sulla vernice di alcuni campioni delle colonne del CORE del WTC, il NIST riportò esposizioni massime di soli 250 °C (482 °F). [NCSTAR 1-3, sezione 6.6.1, p. 94], e se si considera che le strutture in acciaio del WTC1 e 2 avevano una certificazione ASTM E119 (per la quale si richiede che i componenti vengano esposti ad una temperatura di 1100° C per svariate ore) rilasciata dagli Underwriters Laboratories, non si capisce per quale motivo la struttura abbia dovuto cedere in quel modo.

Coppe: Invece per abbattere le strutture con l'esplosivo la preparazione necessaria, fatta in clandestinità, richiederebbe ben più del tempo fornito per il blackout. 

Sacrosanto. Infatti lui stesso ha confermato che per piazzare gli esplosivi si doveva avere una padronanza totale della struttura, e che un lavoro simile avrebbe impiegato per mesi decine di operai. Coppe però si è dimenticato di citare il completo ammodernamento degli ascensori di entrambe le Torri Gemelle, finito poco tempo prima dell'11 settembre 2001 e che durò circa nove mesi, oltre agli altri casi in cui si era venuta a creare la condizione ideale per permettere il posizionamento degli esplosivi. Come ho detto anche precedentemente, non c'era nulla di categoricamente impossibile, al contrario di quello che sostiene Danilo Coppe. Poi ognuno è libero di non credere che sia stato in questo modo che le torri sono state minate, ma si potrebbe almeno smettere di fingere che le risposte a questa obiezione non esistano.

Per concludere in bellezza, anche questa volta Coppe non ha spiegato assolutamente niente del crollo dei tre palazzi, né ha voluto rettificare una sola delle sue numerose dichiarazioni precedenti: dovremo quindi abituarci alle sue affermazioni fornite "a caldo" nelle sue interviste e accontentarci di quelle, come lui stesso ha suggerito. Che però non si lamenti se qualche povero complottista che non crede alle frettolose e poco rigorose indagini governative lo contesterà.


-------------------- Aggiornamento 29/09/2011

Il giorno 23 luglio 2011, a Bologna, si è tenuto un dibattito pubblico fra Riccardo Pizzirani e Paolo Attivissimo sull'11 settembre dove è stato presente anche Danilo Coppe, il quale è intervenuto per parlare dei crolli e della thermite. Bisogna dire che purtroppo Coppe non ha (presuribilmente) nemmeno letto le critiche che gli sono state mosse precedentemente dal sottoscritto, nonostante gli siano state segnalate dallo staff di Undicisettembre, ed è quindi tornato a ripetere le stesse identiche inesattezze e, aggiungendone anche di nuove, ha perfino mostrato al pubblico un sacchetto in plastica contenente della comunissima thermite. Qui di seguito seguiranno le citazioni di Coppe (in grassetto) di alcuni dei suoi interventi, con le mie conseguenti critiche (in corsivo). In coda all'articolo sono disponibili i video dai quali ho estratto le frasi contestate.

- La frizione mostruosa del crollo ha creato della polvere di tutte le granulometrie [...] dei materiali che per la maggior parte costituivano le Twin Towers

Si sostiene quindi che la compressione dei piani crollati abbia dato forma ai "chips" di nano-thermite quando Mark Basile (ingegnere chimico), Jeff Farrer (fisico), Niels Harrit (chimico) e altri scienziati esperti di nano-materiali sostengono l'esatto contrario. Inoltre nel loro studio viene descritto nei particolari questo materiale, il quale non si avvicina nemmeno lontanamente all'immagine proposta da Coppe.
Infatti non sono state semplicemente trovate polveri ultra fini di alluminio e ossido di ferro, ma granelli rosso-grigi di un materiale composto prevalentemente da queste particelle di pochi nanometri di spessore (nano-alluminio) intimamente mescolate in una matrice di silicio, il tutto disposto in maniera molto simmetrica che lasciava intuire un background di complessa ingegneria chimica.

- Che cos'è questa nano-thermite... la nano-thermite sarebbero, come diceva Riccardo, delle polveri ultra fini nemmeno ricreabili in laboratorio...

Coppe sembra sostenere che le polveri in grana ultra-fine non sono ricreabili in laboratorio. È sufficiente però una breve ricerca su internet per scoprire uno dei metodi per produrli: qui un esempio. Anche il Lawrence Livermore National Laboratory sembra riuscire misteriosamente a produrre queste polveri 'non ricreabili in laboratorio', le quali vengono addirittura vendute.

-
So già che qualcuno dirà "ah ma non era la nano-thermite, ma la super-thermite". E va bene, che cos'è questa super-thermite... E qui, in questo caso, fino adesso non stiamo parlando di esplosivi.

Nano-thermite e Super-thermite sono due definizioni che indicano la stessa identica sostanza, come si può evincere anche leggendo qui (prima riga). Inoltre lo stesso Coppe aveva dichiarato precedentemente che non c'era nessuna differenza fra thermite, nano-thermite o super-thermite

Danilo Coppe: [...]Anche se parliamo di supertermite è la stessa cosa; la supertermite o nanotermite è ancora ossido di ferro più alluminio, ma con l'aggiunta di silice. Non cambia nulla. 

Su questo punto possiamo trovare una spiegazione più approfondita nell'introduzione allo studio "Nanoscale Aluminum - Metal Oxide (Thermite) Reactions for Application in Energetic Materials" di Davin G. PIERCEY e Thomas M. KLAPÖTKE. Il paragrafo in questione è il seguente:

"[...]Thermite-type reactions (as illustrated in Equation 1) on the nanoscale have been called many names including nanothermites [1-3] metastable intermolecular composites (MICs) [1, 4, 5] or superthermites [6]. The phrase “nanothermites” comes from the particle sizes used in these energetic mixtures, in contrast to the more familiar thermite type reaction in which the particle sizes are in the order of microns. The term “metastable intermolecular composites” comes from the fact that the 116 D.G. Piercey, T.M. Klapötke mixtures of metal oxide and aluminum are stable up to their ignition temperature, at which point self-propagating high-temperature synthesis (SHS) occurs and the thermodynamic products of a metal and aluminum oxide are produced. Finally, the term “superthermite” comes from the fact that thermites composed of nano-sized materials exhibit very different combustion characteristics when compared to those mixed with micron-sized precursors. Superior combustion velocities, and explosive behavior compared to the usual observed deflagration often characterize thermites made with nanoscale precursors."

  
Quindi quando si parla di super-thermite o nano-thermite, è bene sapere che si parla della stessa identica sostanza.

In secondo luogo le documentazioni tecniche dicono l'esatto contrario di quello che sostiene Coppe sulla natura esplosiva del materiale, e lo avevo fatto presente molto prima di questo dibattito:

"The 221st National Meeting of the American Chemical Society held during April 2001 in San Diego featured a symposium on Defense Applications of Nanomaterials. One of the 4 sessions was titled Nanoenergetics. This session featured speakers from government labs (DOD and DOE) and academia (for further information about this symposium, please contact the author). This session provided a good representation of the breadth of work ongoing in this field, which is roughly 10 years old. A number of topics were covered, including a few that will be discussed in detail below, namely Metastable In t e r m o l e c u l a r Composites (MICs), sol-gels, and structural nanomaterials. The presentations given at this symposium largely form the basis for this report. At this point in time, all of the military services and some DOE and academic laboratories have active R&D programs aimed at exploiting the unique properties of nanomaterials that have potential to be used in energetic formulations for advanced explosives and propellant applications." [link]

Stesse cose vengono dette qui.

Sempre qui, nell'introduzione, addirittura viene detto che l'uso primario che viene fatto dei materiali energetici sono proprio gli esplosivi, oltre ad armi e combustibili: "Energetic materials are a major component of weapons systems used by all branches of the US military. Their primary use is in explosives, as well as in gun and missile propulsion"

- Per definire un'esplosione ci vogliono dei parametri fisici ben precisi che, nel caso della thermite, non ci sono...

Tipo questi [min. 8:26]? Questo effetto può essere considerato "esplosivo"? E come mai gli studi sui nanocomposti (come quelli precedentemente citati) affermano che la nano-thermite è un esplosivo?

- Com'era possibile minare gli edifici clandestinamente durante la settimana in cui sono state effettuate le manutenzione...

Purtroppo noto che Coppe ha scelto di ignorare anche stavolta i numerosi casi in cui gli eventuali terroristi avrebbero potuto piazzare le cariche, tra cui anche il completo ammodernamento degli ascensori che venne terminato poco tempo prima dell'11 settembre e che durò circa 9 mesi. Comunque torno a ribadire che ognuno è libero di non credere che sia questo il modo in cui hanno minato gli edifici... ma in nove mesi gli attentatori avrebbero avuto tempo sufficiente per piazzare gli ordigni? Se si, perché si continua a fingere che la risposta a questo quesito non esista?

- Qualcuno ha fatto l'osservazione che non conosco quella regola che dice che "una forza esercitata su qualcosa riceve una forza uguale o contraria" (terza legge di Newton)...

No, nessuno ha detto che Coppe non conosce la terza legge di Newton: semplicemente egli ha fatto un'affermazione decisamente categorica senza prendere questa legge minimamente in considerazione. Nell'intervista di Attivissimo disse infatti: "Immaginate un palazzo di 17 piani che cade da 9 metri di altezza: è ovvio che distruggerebbe in maniera coassiale tutto ciò che vi sta sotto". Gli è stato fatto semplicemente presente che, prendendo questa legge in considerazione, forse non è poi così ovvio (qui -min. 3:15- per i dettagli). E perché dovrebbe esserlo? Questa dichiarazione merita, secondo me, qualche approfondimento tecnico in più.

- Se ho un pezzo da un chilo di ferro e me lo appoggio sulla testa non mi fa niente, ma se lo sollevo di un metro e lo lascio cadere mi spacca il cranio...

Sicuramente, e sono certo che qualche vertebra cervicale potrebbe rompersi o danneggiarsi. Però spero che siamo tutti d'accordo sul fatto che quel pezzo di ferro può fare al massimo questo tipo di danno senza andare a sfondare un corpo umano fino alle caviglie. È questo il problema con le torri, ed era stato fatto notare anche ad Attivissimo quando fece un esempio analogo con la cassa di birra sulla testa di Tom Bosco. La dinamica di inizio crollo possiamo più o meno capire tutti come è avvenuta, anche se poco probabile, sono gli eventi successivi che non sono ancora stati spiegati con chiarezza da nessuno.

- I crolli delle torri sono assimilabili ad una demolizione controllata perché l'aereo ha eliminato un certo numero di appoggi...

Questi appoggi qui? Circa tre quarti della struttura portante sembrano essere rimasti intatti, e questo dovrebbe causare il crollo simmetrico e ad accelerazione gravitazionale attraverso il percorso di maggior resistenza che abbiamo visto? Perché? In che modo?

- Le temperature degli incendi erano sicuramente superiori a 600 gradi...

Non ho ben capito da dove Coppe trae tutte queste sicurezze, ma purtroppo egli non è la versione ufficiale. Il NIST, infatti, ha sostenuto che le temperature massime a cui è stato sottoposto l'acciaio erano non superiori ai 250°C [NCSTAR 1-3, sezione 6.6.1, p. 94]. Che lui sia d'accordo o meno, l'ente governativo incaricato alle indagini ha affermato questo.

- La nano-thermite si comporterebbe come la thermite, forse anche peggio, perché più è piccolo il diametro (delle polveri) più la reazione è rallentata...

Clicca sull'immagine per ingradirla
(tratta da "Nanoenergetics: an emerging technology
area of national importance"
, U.S. Department of Defense)
Speravo che Coppe fosse andato a leggersi la documentazione scientifica che avevo indicato nel mio video di critica alla sua intervista, ma suppongo non lo abbia fatto. Infatti gli studi sui nano-composti affermano cose completamente diverse:

"Reaction rates between nanosize aluminum and metal oxides can be significantly greater than those observed with traditional micron-size thermite powders." [link]

"In recent years researchers have found that energetic materials/ingredients that are produced on the nanoscale have the promise of increased performance in a variety of ways including sensitivity, stability, energy release, and mechanical properties." [link]


Leggendo queste documentazioni si evince che i nanocomposti hanno proprietà molto più elevate rispetto a quelli tradizionali con misture di reagenti in dimensioni di micron.
Sarebbe interessante sapere dove Coppe ha reperito le sue informazioni sui composto nano-thermitici.

- L'analisi di questi signori (Harrit et al) non ha senso perché sono andati a mettere il dito sui davanzali e hanno detto "oh guarda, c'è ruggine e ferro ergo è thermite"...

In realtà questi signori hanno svolto un'operazione di ricerca e di studio su alcuni campioni di polvere, raccolti in zone e da persone differenti, che è durato circa 18 mesi, durante i quali sono state utilizzate le senguenti strumentazioni per l'esecuzione della ricerca:

- Un microscopio elettronico a scansione FEI-XL30 SFEG (SEM)
- Un EDAX a raggi-X con un dispositivo spettrometrico a dispersione di energia (XEDS)
- Un calorimetro a scansione differenziale (DSC Netzsch 404C)
- Un microscopio a luce visibile (VLM)
- Uno stereomicroscopio Epiphot Nikon 200
- Uno stereomicroscopio Olympus BX60
- Un microscopio Nikon Labophot e fotocamera

In seguito alle perizie sulla natura chimica e fisica dei materiali sono giunti alle seguenti conclusioni (argomentate in maniera più approfondita nel loro studio) sui "red/gray chips" trovati nella polvere:

1. Ha una resistività di appena 10 ohm-m (mentre la vernice in media ha valori di diverse grandezze più alti, oltre i 10^10 ohm-m).
2. Quando è stata immersa e agitata in un potente solvente (il metiletilchetone) per decine di ore non si è dissolta come avrebbe fatto qualunque vernice.
3. Contiene alluminio e ossido di ferro, gli ingredienti della thermite, nella combinazione caratteristica di questa sostanza.
4. È presente una matrice di silicio e carbonio che suggerisce che si tratti di un composto super-thermitico.
5. Quando i frammenti vengono incendiati producono temperature in grado di fondere l'acciaio ancora oggi, anni dopo l'11 settembre. Della vernice ovviamente non potrebbe farlo.
6. L'energia viene rilasciata in un arco di tempo molto breve e l'entalpia osservata (la capacità di scambiare energia con l'ambiente) eccede addirittura quella della semplice thermite.
7. Se una qualunque vernice possedesse queste caratteristiche sarebbe incredibilmente pericolosa, una volta asciugatasi, e non potrebbe certo venire usata in un edificio.

Trovo sia molto scorretto da parte di Coppe denigrare il lavoro di questi scienziati suggerendo falsamente che si siano limitati a "passare il dito sui davanzali" solo per giungere alle loro fantomatiche conclusioni predeterminate. Bisogna ricordate infatti che hanno svolto questo studio per la ricerca di materiali esplosivi poiché nessun ente preposto alle indagini ufficiali lo ha fatto, e il loro attuale documento è il frutto del loro lavoro.


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Qui le registrazioni del dibattito dalle quali ho estratto le dichiarazioni di Coppe:

Attivissimo/Danilo Coppe (prima parte; seconda parte)

terza parte (con le spiegazioni di Danilo Coppe)

mercoledì 18 maggio 2011

La thermite del National Geographic

di Decalagon

In questi lunghi anni di dibattito sul crollo dei tre più alti palazzi del World Trade Center, numerosi ricercatori indipendenti si sono fatti avanti per cercare di approfondire il fenomeno che ha portato alla loro totale distruzione, poiché nemmeno l'ente governativo che era stato incaricato di indagare sulle cause del cedimento degli edifici (il NIST) era stato in grado di fornire spiegazioni complete ed esaurienti, su sua stessa ammissione [1]. Nel 2006, quindi, il professor Steven Jones avanzò pubblicamente una richiesta per poter analizzare i campioni di polvere del WTC, poiché l'aspettativa a quel tempo era che un attento esame della polvere avrebbe potuto produrre prove a sostegno dell'ipotesi che dei materiali esplosivi avevano causato la distruzione straordinariamente rapida e praticamente totale degli edifici. I campioni arrivarono poco tempo dopo e le analisi di laboratorio portarono al ritrovamento di frammenti, incumbusti e non, appartenenti ad un composto thermitico in fase di sperimentazione, chiamato nano-thermite (o super-thermite). [2]

Nel 2009 il National Geographic Channel ha voluto dedicare un intero documentario sull'11 settembre [3] con l'intenzione di "debunkare", o smontare, il lavoro di questi ricercatori indipendenti (alcuni di loro possono essere ascoltati in queste interviste) a proposito di questa loro evidente scoperta scientifica. Per farlo hanno utilizzato 70 kg di thermite raccolta in alcuni sacchi per la spazzatura e l'hanno ammucchiata intorno ad una colonnina di acciaio: in seguito alla conbustione del composto, la colonna è rimasta visibilmente intatta. Tuttavia non ci è voluto molto per scoprire il trucco usato dagli esperti del National Geographic. Infatti l'ingegnere Jonathan H. Cole (di ae911truth.org) ha svolto ulteriori esperimenti sbugiardandoli clamorosamente. Qui alcuni estratti:



Come possiamo vedere bastano poche libbre di thermite, messe al posto giusto e con la giusta modalità di impiego (non dei sacchi disposte a caso intorno ad una colonna), per provocare fenomeni come quelli considerati "impossibili" dagli esperti del NGC, come fondere l'acciaio o tagliare una colonna verticale. Anzi, questo loro "test" potrebbe rivelarsi una zappata sui piedi colossale, perché se nemmeno 70 chili di thermite (composto che raggiunge temperature estremamente elevate) sono in grado di fondere l'acciaio in quella maniera, com'è possibile che vi sia riuscito del semplice kerosene o un normale incendio da ufficio? Non dobbiamo dimenticarci infatti dei numerosi testimoni (e qui), dei reperti ritrovati durante lo sgombero delle macerie e dello stesso rapporto FEMA che, al capitolo 5, descrive una perizia metallurgica [4] su dei campioni di acciaio del WTC-7, i quali sono stati corrosi e deformati da un'azione di ossidazione e sulfurazione ad alta temperatura che ha praticamente liquefatto l'acciaio. 
Nessuno è ancora riuscito a trovare una spiegazione a questo fenomeno.

Riferimenti

[1] September 2007: We are unable to provide a full explanation of the total collapse
[2] Materiale thermitico attivo ritrovato nelle polveri del WTC: Niels H. Harrit, Jeffrey Farrer, Steven E. Jones Kevin R. Ryan, Frank M. Legge, Daniel Farnsworth, Gregg Roberts, James R. Gourley and Bradley R. Larsen 
[3] National Geographic Channel: Science and Cospiracy
[4] FEMA Report, Chapter 5, Limited Metallurgical Examination

sabato 14 maggio 2011

Errata Corrige – Il lapsus di Dick Cheney

di Massimo Mazzucco (fonte)

Durante la puntata di Matrix dello scorso 10 maggio è andato in onda un mio filmato nel quale riportavo, fra le altre cose, che nel 2006 Cheney avesse dichiarato che “non esistono prove che dimostrino un diretto coinvolgimento di Osama bin Laden nei fatti dell’11 settembre”.

Paolo Attivissimo, nel suo contro-filmato, ha fatto notare che quello di Cheney era stato solo un lapsus, poi corretto dall’intervistatore Tony Snow, e che Cheney in realtà intendesse dire “Saddam Hussein”, non “Osama bin Laden”.

Sono risalito alla fonte originaria, e confermo quello che ha detto Attivissimo.

Mi scuso quindi con gli spettatori e con gli utenti del sito per questa errata informazione che ho diffuso, in completa buona fede, a causa della fretta. Stavo infatti preparando il mio intervento a Matrix, ed ho preso lo spezzone incriminato dal documentario “Alqueda doesn’t exist” [vedi nota in coda] – nel quale ovviamente la correzione di Cheney non compare – fidandomi di quella fonte, senza andare a verificarla. In altre parole, lo stesso autore del documentario ha inserito la clip senza citare la correzione di Cheney (che poi lo abbia fatto intenzionalmente, oppure a sua volta in buona fede, non posso saperlo – ma la notizia è errata e la mia correzione rimane d’obbligo).

Detto questo, restano da fare alcune considerazioni:

1) Attivissimo purtroppo non si è limitato a segnalare l’errore, ...

... ma ha subito insinuato una intenzionale malafede da parte mia, dicendo che avrei volutamente tagliato il pezzo per falsificare i fatti. Non era la prima volta che ricorreva a questo tipo di accuse, per cui ho ritenuto di suggerire direttamente ai telespettatori la visione del video “La demolizione controllata di Paolo Attivissimo” – nel quale rispondo appunto a questo tipo di accuse - perchè possano decidere in prima persona da che parte stia veramente la malafede. (Mi fa piacere notare che nelle prime 24 ora il video ha già registrato più di 2000 visioni aggiuntive. Alla tua, Attivissimo!)

2) Il fatto che quello di Cheney fosse “solo” un lapsus – e che lapsus, ragazzi! - non cambia di una virgola la questione di bin Laden, poichè la stessa affermazione era stata fatta dall’FBI nello stesso periodo, e quella non è mai stata in discussione: non sono mai esistite prove sulla colpevolezza di bin Laden, ed è questo il punto veramente importante della discussione.

Che naturalmente Attivissimo ha evitato con grande accuratezza.

3) Nel suo video Attivissimo ha detto che la tesi alternativa della morte pregressa di bin Laden è “largamente basata” sulla dichiarazione di Benazir Bhutto, mentre questo non è vero. A parte che la confutazione di Attivissimo sulla frase della Bhutto si riduce ad una opinione personale (lo dice lui, che Frost abbia lasciato correre “perchè era chiaramente un lapsus”, ma questo Frost non lo ha mai confermato), ma questa “falsa premessa” – classico trucco del debunking più becero – è servita ad Attivissimo per ignorare con grande eleganza tutte le altre dichiarazioni sulla morte di bin Laden da parte di personaggi come Musharraf, Karzai, Dale Watson (FBI), Oliver North, Zardari.

Che dici, Attivissimo, saranno stati tutti lapsus pure quelli?

Massimo Mazzucco

Lo spezzone incriminato di “Alquaeda doesn’t exist” è al minuto 9:14 della Prima Parte. Come si può vedere ho preso la clip integrale, e non ho tagliato assolutamente nulla di mia iniziativa. Semplicemente non ho pensato di verificare che non lo avesse fatto per caso l’autore di quel documentario (o chi per esso, in precedenza).

mercoledì 11 maggio 2011

“No planes”, una teoria insostenibile

di Massimo Mazzucco (fonte)

Se c’è una cosa che ancora “ribolle”, all’interno della relativa chiarezza che ormai si è fatta sugli attentati del 9/11, è la cosiddetta teoria no planes.

Mentre la grande maggioranza dei ricercatori è rimasta in dubbio sul fatto che i due aerei che hanno colpito le Torri Gemelle fossero davvero dei voli di linea, e non piuttosto dei “drones” (aerei telecomandati), una frangia di costoro insiste nel sostenere che nessun velivolo abbia mai solcato l’aria antistante le Torri Gemelle. Le immagini televisive che tutti abbiamo visto, secondo i no planers, sarebbero state “preconfezionate” al computer, e poi in qualche modo distribuite ai networks, che le avrebbero messe in onda come se fossero vere.

Per quanto assurda possa sembrare questa teoria, il numero dei suoi sostenitori è sufficientemente nutrito da meritare un minimo di analisi, prima di essere scartata del tutto.

Il primo problema che si pone è il seguente: i no planers non sembrano avere una teoria unificata, ma costituiscono un magma indistinto, nel quale si può trovare di tutto e di più. Si va da chi sostiene semplicemente che gli aerei visti in TV fossero dei CGI (Computer Graphics Images – ovvero immagini create/sovrapposte al computer), a chi sostiene che nel cielo di Manhattan siano stati proiettati degli ologrammi giganteschi, che a noi sarebbero apparsi come dei normali aerei di linea.

Fortunatamente, non è necessario inoltrarsi nell’analisi tecnica dei filmati disponibili, in quanto la teoria no planes appare confutabile nel suo insieme, ...

... con un semplice processo “ad esclusione”.

LA TORRE SUD

Analizziamo prima il caso della Torre Sud (la seconda colpita), poichè il 99% dei video incriminati si riferisce all’impatto con quella Torre. Se si suppone che nessun aereo l’abbia colpita, bisogna dedurre che l’esplosione (la famosa palla di fuoco) sia avvenuta in maniera indipendente, ovvero che qualcuno ad un certo punto abbia innescato l’esplosione, che poi è stata fatta “coincidere” con l’aereo “disegnato” al computer.

Questo significa che le migliaia di persone che osservavano la Torre Nord in fiamme, alle 9.02 del mattino, avrebbero visto la Torre Sud esplodere di colpo, senza che nulla l’avesse colpita. La cosa sarebbe ancora plausibile per tutti coloro che guardavano le Torri da una angolazione sfavorevole (da Nord, Est o Ovest), ed avevano quindi la vista coperta rispetto all’aereo in avvicinamento. Altrettanto si può dire per tutti coloro che si trovavano a Sud della Torre, ma che in quel momento guardavano altrove.

Il problema si pone con tutti coloro che invece si trovavano a Sud della Torre, e in quel momento guardavano la Torre Nord in fiamme. Erano, presumibilmente, migliaia di persone, che guardavano l’incendio da Battery Park, dalla City, o da qualunque altro punto nelle vicinanze. Costoro avevano di fronte proprio la facciata della Torre Sud che stava per essere colpita, e l’avrebbero vista esplodere improvvisamente, senza motivo apparente.

In quel caso, è presumibile che la “voce” della stranezza avrebbe iniziato a circolare immediatamente, e sarebbe stata pure molto rumorosa. Invece non si conosce un solo caso in cui qualcuno abbia detto: “Mah, veramente io ho visto la facciata esplodere, ma non ho visto nessun aereo che la colpiva”.

In passato si sarebbe anche potuto pensare – almeno in teoria - a “zittirli” tutti, ma nell’era di Internet questo è semplicemente impossibile. Se esistesse una sola persona che ha visto l’esplosione, ma non l’aereo che l’ha provocata, oggi lo sapremmo di sicuro.

A loro volta, quante persone stavano filmando la Torre Nord in fiamme, nel momento in cui la Torre Sud è stata colpita?

Oltre alle riprese TV, esiste almeno una ventina di video amatoriali che ritraggono il secondo impatto, tutti da angolazioni e distanze diverse. L’idea di falsificare tutti questi video, in modo da farli corrispondere fra di loro, e soprattutto di farli corrispondere alle riprese TV, è qualcosa di assolutamente folle da realizzare. Ma anche volendo ipotizzare questo tipo di “falsificazione di massa”, mancano sempre i filmati nei quali la Torre esplode, ma l’aereo che la colpisce non si vede.

Come dovrebbero esistere centinaia di testimonianze visive della “strana esplosione senza aereo”, dovrebbero esistere anche molti video – del tutto genuini, questi – nei quali la Torre esplode improvvisamente, per per conto suo, senza che nulla l’abbia colpita.

Invece non se ne conosce nemmeno uno.

L’implausibilità della teoria no planes quindi non è dimostrabile grazie alle testimonianze positive (teoricamente, tutti coloro che dicono di aver visto l’aereo possono avere mentito, e i filmati che lo ritraggono possono essere tutti falsi), ma alla totale mancanza di quelle negative.

Alla mancanza di prove negative, e alla difficoltà di una “falsificazione di massa”, si può aggiungere il seguente ragionamento: il fatto che esistano o meno testimonianze “negative” non cambia il fatto che una scelta del genere sarebbe stata comunque impensabile a priori, da parte degli autori degli attentati, proprio per quel motivo. In altre parole, un’ipotesi no planes sarebbe stata scartata sul nascere, proprio per il rischio evidente che centinaia di persone si accorgessero che la Torre esplodeva senza che nessun aereo l’avesse colpita, oppure che addirittutra la filmassero in quelle condizioni.

Le percentuali di successo sarebbero le stesse di chi progetta di rapinare una banca a volto scoperto, in pieno giorno, sperando di non essere visto da nessuno, e di non essere ripreso da nessuna telecamera di sicurezza.

LA TORRE NORD

Per quel che riguarda la Torre Nord (primo impatto) si sarebbe invece potuto contare sul “fattore sorpresa”, in quanto nessuno – fino al giorno degli attentati - passava il proprio tempo a fissare le Torri Gemelle. Per questo motivo una eventuale esplosione si sarebbe potuta far passare per la conseguenza di un impatto, anche se l’aereo non ci fosse stato. (La gente si sarebbe voltata soltanto “dopo”, a botto avvenuto).

Esiste però una ripresa video, che non solo sconfessa questa ipotesi, ma di fatto rende la teoria no planes insostenibile. Nel filmato che segue cerco di illustrarne il motivo:



Se il filmato non fosse stato chiaro, il ragionamento è questo: se si suppone che l’aereo non ci fosse (ma che sia stato aggiunto dopo), bisogna dedurre che tutte le persone inquadrate fingano di vederlo mentre passa sulle loro teste. A sua volta l’operatore, per fingere una ripresa “improvvisata” di quel tipo, doveva voltarsi verso la Torre proprio un attimo prima che questa esplodesse per conto suo.

Questo significa dover coordinare i movimenti e le reazioni di tutte le persone inquadrate con il movimento della cinepresa, mentre il tutto doveva coincidere alla perfezione con il momento dell’esplosione reale. E siccome l’esplosione poteva avvenire una volta sola, anche la ripresa si poteva effettuare una volta sola, in tempo reale. O la va o la spacca.

Certo, teoricamente è possibile aver preparato la scena in precedenza, allenando attori e comparse (non dimentichiamo il personaggio sullo sfondo, in bassa a sinistra) a muoversi tutti all’unisono, in perfetta sincronia fra di loro, e soprattutto in perfetta sincronia con l’addetto alla detonazione.

Un piano sequenza del genere rimane quindi possibile, almeno teoricamente, ma solo con l’utilizzo di una serie di professionisti, lunghe ore di preparazione, e una spropositata dose di fortuna. Ma qui, nuovamente, si pone la domanda: chi mai avrebbe scelto di correre un rischio del genere? E soprattutto, a quale scopo?

Una cosa che infatti i no planers si dimenticano regolarmente di indicare, è per quale motivo si sarebbe mai dovuti ricorrere ad una strategia così complessa e improbabile in primo luogo.

Massimo Mazzucco

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Dopo questo articolo che spiega il motivo principale per cui la teoria no-plane non può essere considerata attendibile, ne approfitto per sottolineare alcuni dei punti più importanti contro la teoria "no-plane" (in particolare contro il documentario "September Clues") che sono emersi durante questi ultimi anni di dibattito.

  • Vengono usati footage di pessima qualità, anche quando in rete è disponibile materiale molto migliore per le medesime sequenze.
  • Vengono ignorati completamente i fenomeni di Parallasse, Parallasse di moto e il rapporto fra focale e ratio fra i volumi rappresentati.
  • Vengono ignorati totalmente i funzionamenti dei sistemi di ripresa Wescam et similari, le regie televisive e i sistemi di diffusione via satellite.
  • Non vengono distinti  i concetti di visione monoculare con quelli di vista umana stereoscopica né conoscono il rapporto fra vista umana e focale fotografica normale.
  • Hanno falsificato diversi risultati di sincronizzazione attraverso la messa in parallelo di materiali a diverso framerate.
  • Vengono ignorati gli effetti della compressione sulle sequenze video, soprattutto quelle passate da diversi stadi di encoding. Confondono gli artefatti con le manipolazioni. 
  • Non ci sono testimoni né video o altre prove che suggeriscano l'assenza di impatti aerei al WTC.
    Per ulteriori informazioni, per leggere i lunghi dibattiti su questo argomento che si sono svolti e le numerose spiegazioni che sono state date alle repliche dei "no-planers", si può consultare il sito www.luogocomune.net.